TREKKING VALLE PESIO

UFFICIO DEL TURISMO DI CHIUSA di PESIO

XXXXX



TREKKING VALLE PESIO


ANELLO DELLA ROCCARINA(700m)

Facile anello immerso nel verde, consigliato a piedi nelle mezze stagioni o con le racchette da neve quando l’innevamento lo consente. Vario e panoramico, offre i suoi scorci migliori sulle Alpi Liguri dai ruderi della Grangia del Castellar, primo nucleo certosino in Valle Pesio antecedente alla costruzione della Certosa. Poco più a valle della valle Grangia del Castellar, un comodo modo per gustarsi le vette dell’alta valle è farlo seduti sulla grande panchina viola che si incontra durante il percorso. L’anello culmina sulla cima del poggio dove sorgono i resti della sorprendente palazzina di caccia ottocentesca di Mombrisone*. I ruderi lasciano solo intuire l’originalità e l’antico splendore del castello, un tempo rivestito in pietra scalpellata e in marmo. Lungo il cammino si incontra il piccolo specchio d’acqua della Peschiera, interessante da un punto di vista naturalistico soprattutto all’inizio della primavera, quando gli anfibi lo scelgono come luogo per l’accoppiamento e la deposizione delle uova. Il prato dell’area attrezzata della Roccarina, i resti di una fornace a calce e il vicino villaggio archeodidattico completano i punti di interesse di questo breve ma appagante itinerario, sempre ben segnalato.


PERCORSO:

Si imbocca in salita la sterrata chiusa dalla sbarra, dopo un centinaio di metri si gira a sinistra e si raggiunge in breve il parco archeodidattico* della Roccarina. Si prosegue in salita per la Grangia del Castellar e al bivio immediatamente successivo si svolta a destra in direzione Roccarina per raggiungere i resti della Grangia, da dove il panorama è magnifico. Tornati sui propri passi, al bivio si prosegue ora dritti in direzione Mombrisone/Peschiere. Raggiunto un trivio, si procede dritti verso la colorata panchina gigante per una pausa. Si tralasciano quindi le due sterrate di destra e di centro e si svolta perentoriamente a sinistra seguendo per Mombrisone e attraversando un bel bosco di castagni. Oltrepassata una villa bianca si giunge a un trivio, dove si procede a sinistra. La sterrata diventa un sentiero che, alternando tratti ripidi e pianeggianti, in breve conduce a un bivio: a destra si raggiungono i ruderi della chiesa di S. Andrea, procedendo dritti si attraversa un bosco di conifere e faggi per giungere ai piedi del poggio di Mombrisone. Si prosegue dritti, tralasciando a destra la sterrata che conduce a una cascina e a sinistra il sentiero che si inoltra nella faggeta per salire al castello, punto più alto del percorso (700m.). Si scende nella faggeta seguendo la sterrata e al bivio si svolta decisamente verso destra. Giunti a una sbarra, si procede in direzione Chiesa/Certosa/Peschiere/Peveragno che, con una ripida ma breve discesa conduce alla sterrata sottostante. Qui si procede verso sinistra raggiungendo in breve il piccolo specchio d’acqua che si costeggia lasciando sulla sinistra per continuare sulla sterrata ora in leggera salita. Giunti a un quadrivio si svolta a sinistra verso Chiusa/Certosa/Roccarina. L’ampia sterrata conduce alla panchina gigante: da qui si ripercorre in senso inverso l’itinerario fino al parcheggio.


Luogo di ritrovo/partenza: S.Anna(600m)

Difficoltà: E

Tempo:1:30/2.00 h

Parcheggio: Possibilità di parcheggio in uno slargo sterrato sulla desta della provinciale Chiusa-Certosa.

+200/-200 ca.


*Il Castello di Mombrisone:

Il cavalier Giuseppe Avena era un vero “boss” locale: era proprietario della Certosa, da lui trasformata in stabilimento idroterapico, della fabbrica di vetri e cristalli di Chiusa Pesio e di numerosi terreni. Nel 1840 fece costruire alla sommità del poggio di Mombrisone una originale palazzina di caccia in stile neoclassico immersa in un grande “giardino inglese”. Gradinate, marmi, lucernari, stucchi, dipinti con scene di caccia: l’edificio a pianta ottagonale era un piccolo gioiello dove ricevere gli amici godendo di un magnifico panorama sulle alpi Liguri. Negli ultimi anni il Comune, divenuto proprietario dell’area, ha avviato un progetto di recupero della struttura.

*Il parco archeodidattico della Roccarina:

Il parco archeodidattico nasce ad integrazione della sezione archeologia del museo “Giuseppe Avena”. La vita preistorica viene illustrata attraverso la ricostruzione della parte di un villaggio dell’età del bronzo finale (XII-VIII sec a.C.) dedicata alle attività manifatturiere. In questa ricostruzione troviamo la tettoia per la metallurgia, una grossa capanna per la lavorazione dei metalli, ossa e corna, una capanna di dimensioni minori per la lavorazione della terracotta, una vasca per l’argilla e una fornace per la terracotta.

IL PASSO DEL DUCA(1986m):

Una camminata nella storia: questo itinerario, infatti, è l’unica opportunità che si ha in Valle Pesio di percorrere una vecchia rotabile militare risalente al secondo conflitto mondiale, forse pensata per aprire una via di invasione verso la Francia. La strada, sebbene rimasta incompiuta, consente comunque di attraversare agevolmente con pendenza costante buona parte degli ambienti tipici del Parco del Marguareis: dai boschi di abete, alle faggete, fino alle pendici delle pareti calcaree del Marguareis. Ottimi i panorami nella quota dell’itinerario, mentre la discesa nel Vallone del Marguareis, su sentiero piuttosto ripido, permette immediatamente il confronto tra la viabilità militare dell’epoca e quella escursionistica odierna.


PERCORSO:

Da Pian delle Gorre (1032 m.), si imbocca la sterrata che si inoltra nel Vallone del Saut. Si prosegue diretti fino alla località “Il Saut”, dove la strada termina con un piccolo slargo: da qui si procede verso destra su un’ampia mulattiera, attraversando poi il Torrente del Saut su due consecutivi ponti in legno. La mulattiera guadagna lentamente quota nel bosco giungendo al Gias degli Arpi (1435m., 1.30 ore da Pian delle Gorre, fontana). Superato il Gias, si continua intervallando lunghi traversi a qualche tornante, si transita a piedi della bastionata rocciosa di Testa Murtel e infine, con poche svolte, si risale il pendio che porta al Colle del Prel sottano. Prima di raggiungere il colletto, si sale a sinistra, sul sentiero che si stacca da un tornante della vecchia rotabile, puntando diretti al Colle del Prel soprano (1926 m., 1.40 ore dal Gias degli Arpi). Al valico si incontra, sulla sinistra, il sentiero per il Vallone del Murguareis, che verrà utilizzato per il rientro: tenendosi a destra, invece, si raggiunge il Passo del Duca (1986m., 0:10 ore dal Colle del Prel soprano). Tornati sui propri passi fino al Colle del Prel soprano, si imbocca, ora a destra, il sentiero che si cala nel Vallone del Murguareis. Inizialmente piuttosto ripida, la discesa termina sul fondo del vallone, dove ci si mette sulla traccia proveniente dal Rifugio Sestrera sottano. La si segue verso sinistra, entrando in un bellissimo bosco di faggio, si attraversa il corso d’acqua su un ponte di legno e si raggiunge infine il Rifugio Sestrera sottano (già Gias sottano di Sestrera, 1341 m., 1:10 ore dal Passo del Duca). Oltrepassata la radura, si supera un torrente su un ponte di legno, riprendendo a perdere quota con numerosi tornanti, all’interno di una splendida abetina; si torna così alla località “il Saut”, dalla quale si rientra a Pian delle Gorre (1032 m., 0:45 ore dal rifugio Sestrera sottano).


Luogo di ritrovo/partenza: Pian delle Gorre(1032m)

Difficoltà: E

Tempo: 3:20h fino al passo del Duca/5.20 anello completo


La strada ex militare 194:

La salita, da Pian delle Gorre al Passo del Duca, avviene su un tratto della strada ex militare 194. Questa strada, iniziata nel 1940 per collegare la Certosa di Pesio con il Colle della Boaria, è tuttavia rimasta incompiuta in alcuni tratti. Da alcuni ritenuta di dubbia utilità strategica, se non addirittura in grado di agevolare un’eventuale invasione da parte francese, da altri è invece considerata come una strada realizzata allo scopo di aprire una direttrice di invasione italiana verso la Francia.


ANELLO DEL PIS DEL PESIO(1410m.)

Il Pis del Pesio è una spettacolare cascata dove l’acqua sgorga direttamente da una verticale parete rocciosa e compie un salto di oltre 20 metri. Il fenomeno è tanto affascinante quanto effimero: si manifesta solo per alcune settimane l’anno, in primavera, quando al disgelo l’acqua riempie le cavità ipogee fino a farle traboccare dal sifone terminale del Pis. Il sistema carsico di “Conca delle Carsene - Pis del Pesio” è il secondo più importante della zona delle Alpi Liguri. Le acque raccolte sul versante sud del massiccio del Murguareis (Conca delle Carsene* e Conca di pian Ambreuge), orograficamente destinate al Mar Tirreno, si infiltrano nel terreno e sfociano nella risorgiva del Pis del Pesio: da qui, attraverso il Po, raggiungono il Mar Adriatico.

Le due Cascate del Saut e la meno frequentata Cascata di Gias Fontana sono davvero suggestive ed hanno il pregio di essere visibili tutto l’anno (anche se con differenti portate in base al periodo dell’anno). A completare il quadro, i bellissimi boschi di faggio ed abete attraversati dal sentiero.


PERCORSO:

Al Pian delle Gorre (1032 m) si imbocca la strada serrata, sulla destra del rifugio che prende il nome del pianoro. Questa diventa subito una comoda mulattiera, si allunga all’interno di una abetina e supera, su un ponte, il torrente che scende dal Vallone del Saut, immettendosi poi su una pista sterrata. Si prosegue verso destra, attraversando un altro ponte e scendendo a costeggiare il torrente. Presso uno slargo, la pista piega verso sinistra, il sentiero del Gias Fontana e il Pis del Pesio. La traccia segue il corso del torrente, tralascia sulla destra la diramazione per l’Osservatorio Faunistico delle Canavere e sale quindi verso sud, fino a raggiungere al Gias Fontana (1218 m., 0:55 ore da Pian delle Gorre). Al bivio, prima di proseguire a sinistra, è assai consigliato dirigersi a destra vero il Passo del Baban per alcuni minuti, per ammirare la cascata di Gias Fontana. Tornati indietro, si entra nella faggeta e si prende quota, con traversi e ripide salite, fino a un bivio: a sinistra si prosegue per il Gias degli Arpi, a destra per il Pis del Pesio. Imboccata la traccia sulla destra, si sale fino ai piedi della Cascata del Pis del Pesio (1410 m., 0.40 ore dal Gias Fontana). Tornati sui propri passi, e tenendo ora la sinistra, si avanza fino a immettersi sulla mulattiera che unisce il Pian delle Gorre e il Colle del Prel.

La si segue verso sinistra, fino a giungere nel Vallone del Saut. Passato un torrente su una passerella, si incontra un bivio: si sale a destra , su un sentiero che porta alla prima delle due Cascate del Saut (1222 m., 1:05 ore dal Pis del Pesio). Oltre un ponte in legno, si raggiunge la seconda cascata, ridiscendendo poi alla mulattiera abbandonata poco prima. La si percorre verso destra, fino a uno slargo dove giunge una comoda strada sterrata, proveniente da valle. Seguendola in discesa, si torna a Pian delle Gorre (1032 m., 0:25 ore dalle Cascate del Saut).


Luogo di ritrovo/partenza: Pian delle Gorre

Difficoltà:

Tempo: 3:05h

+511/-511 m.


*Il Pis del Pesio e il sistema carsico della conca delle Carsene:

Il sistema carsico di “Conca delle Carsene- Pis del Pesio” è il secondo più importante della zona delle Alpi Liguri. Le acque raccolte sul versante sud del Massiccio del Marguareis(Conca delle Carsene e Conca di Plan Ambreuge), orograficamente destinate al Mar Tirreno, si infiltrano nel terreno e sfociano nella risorgiva del Pis del Pesio: da qui, attraverso il Po, raggiungo il Mar Adriatico.

La cascata Pis del Pesio:

È attiva per alcune settimane l’anno, in genere tra la fine di aprile e la fine di maggio. Il periodo è tuttavia influenzato dalle condizioni meteorologiche (presenza di neve, pioggia, temperature). A causa della caduta di pietre dall’alto, si raccomanda di tenersi a debita distanza dalla cascata e dalle pareti rocciose circostanti. Chi vuole osservare questo spettacolare fenomeno deve mettere in conto di incontrare la neve, a volte dura, lungo il sentiero.


ANELLO DELLA VIA DELLE BORGATE:

Un percorso ad anello di media montagna su sentiero e strade sterrate generalmente ben segnalato che attraversa alcune suggestive borgate della Valle Pesio: alcune abbandonate, altre ristrutturate e abitate- tutte testimoni di come un tempo non molto lontano si potesse vivere in equilibrio sull’alpe, interpretando al meglio la morfologia dei versanti per evitare le valanghe, utilizzando i punti acqua disponibili e sfruttando le materie prime disponibili in loco.

In primavera, l’itinerario permette di godere delle splendide fioriture dei ciliegi selvatici che fanno da controcanto alla neve sulle vette più alte, in autunno i boschi si accendono dei magnifici colori di faggi e castagni e in inverno l’anello è percorribile con le racchette da neve e in ogni stagione offre a camminatori e ciaspolatori bellissimi panorami sulla Bisalta e su Bric Costarossa. Attraversando le borgate è possibile notare il sapiente uso degli spazi degli alpigiani che hanno costruito in modo da sfruttare al meglio il calore e la luce del sole (cui le case rivolgono il lato lungo), al riparo delle valanghe e vicino a fonti d’acqua.

PERCORSO:

Dal parcheggio si imbocca la SP 42 in salita, svoltando subito a destra in mezzo alle case dove si procede lungo la strada principale che diventa subito sterrata e sale nel bosco, toccando le borgate Rou e Caban. Un brevissimo tratto di asfalto che si segue a sinistra conduce a un bivio, dove si svolta a sinistra su sterrata in direzione di San Bartolomeo/io dell’Oy. Si passa a monte della borgata Ciot e si procede in traverso nel bosco toccando la Stalla di Rio dell’Oy. Superati un paio di tornanti in discesa, in prossimità di una curva a sinistra, si imbocca il sentiero a destra poco prima di Borgata Oy, guadando poco dopo il rio per poi tornare a pedalare a mezzacosta fino a successivo bivio sulla destra dove stacca un bel traverso sul sentiero che si ricongiunge alla strada nei presi di Tetti Pela, dove si incontra per pochi metri l’asfalto che si abbandona in corrispondenza di una curva a sinistra per imboccare sulla destra un sentiero(passerella di legno) che diventa strada in prossimità di san Bartolomeo. Da qui si risale la SP 42 fino al piazzale della Certosa, dove si imbocca a destra l’asfaltata che sale ripida al Villaggio d’ardua, che si attraversa imboccando la strada a sinistra. Alla fine della frazione, si prende la sterrata che in sinistra orografica risale al rifugio Pian delle Gorre. Da qui si imbocca l’asfalto che si alterna, seguendo le indicazioni, al divertente single-track in sali scendi che corre parallelo. Lo si lascia sulla destra per la sterrata che sale regolare fino al Gias del Baus d’l’Ula, dove inizia un lungo traverso fino alla Grangia certosina di San Michele, che si raggiunge in discesa su uno spettacolare single track. Si scende fino alla sottostante cascina san Paolo, dove si svolta bruscamente a destra e si inizia un secondo lungo, umido mezzacosta. Al bivio successivo, si traversa a destra per raggiungere le borgate di Lavadin, Burdei e Colletto, da dove si prosegue in direzione di Tetti Baudinet. Da questa panoramica borgata, per una ripida salita ci si inoltra sotto ai faggi fino a che non si traversa a sinistra a mezzacosta in direzione della Cappella dell’Olocco* per spuntare infine su una strada asfaltata, che si imbocca a destra in salita per pochi metri fino a incrociare lo scorrevole single track in discesa che conduce fino alla cappella, che si supera procedendo dritti per qualche decina di metri su sterrata, imboccando infine un ultimo sentiero sulla sinistra che perde quota a tornantini sotto ai castagni e in mezzo ai mirtilli fino a Vigna, da dove si raggiunge il punto di partenza.


*Cappella dell'Olocco:

La cappella è stata edificata sullo spartiacque fra le valli Pesio ed Ellero in sostituzione di un pilone votivo del 1700 che ospitava una statua miracolosa della Madonna. L’edificio è citato anche con il nome di Santa Maria Assunta, ma per i Chiusani è conosciuto con il nome di “pilone dell’Olocco” .Il termine “Olocco” deriva probabilmente dalla parola dialettale ulùc, che indica l’allocco, un rapace notturno facile da udire nelle notti primaverili con i suoi versi normalmente e ingiustamente associati a cattivi auspici.



BIKE VALLE PESIO


GRANFONDO MARGUAREIS :

Se la Granfondo Marguareis Bike fosse un colore sarebbe senz’altro il verde. Il verde dei castagneti, delle faggete e delle maestose foreste di abete bianco della Valle Pesio all’ombra delle quali cui si snoda il percorso.

Il verde dei prati della radura di Pian delle Gorre, dei pascoli della Grangia certosina di san Michele e della Borgata di Baudinet, tutti i luoghi che strapperanno un “oooh” di meraviglia. Imperdibile, in particolare, la discesa su San Michele, dove una sosta è d’obbligo per godere un panorama a 360°, che spazia dalla Bisalta al Massiccio del Marguareis, alle cime della Gardiola e del Pigna prima di tuffarsi sulla pianura. Il percorso ad anello, ben segnalato con paline “Marguareis Bike” e interamente pedalabile, tranne pochissimi guadi che solo i samurai possono permettersi di affrontare in sella, si svolge principalmente su strade sterrate. Con diversi traversi, emozionanti discese su single track e solo due brevi sezioni di strada asfaltata. La Granfondo, segnalata in modo permanente, permette di scoprire sul filo dei mille metri i due versanti della Valle Pesio: meglio esposto e più abitato il sinistro regno del castagno- più ombroso e solitario il secondo- regno dell’abete bianco. 


Luogo di ritrovo/partenza: Vigna, fraz. di Chiusa Pesio(700m.). Si lascia l'auto in frazione Vigna, di fronte all'albergo dei Pescatori(monumento ai caduti).

Tempo: 5:30/6.00 h

Periodo: giugno/ottobre

+1500/-1500 ca.

Bici: BC/BC+


Il Parco Naturale del Marguareis:

Il Parco, istituito nel 1978, si estende su due alte valli Pesio e Tanaro e su due comuni, Chiusa di Pesio e Briga Alta. A Partire dal 2016 fa parte dell’Ente di Gestione delle Aree protette delle Alpi Marittime. Ha il suo cuore e il suo simbolo nel massiccio calcareo del Marguareis, che ospita uno dei più importanti sistemi carsici d’Europa. Hot spot di biodiversità, ospita un’eccezionale varietà di specie floristiche e faunistiche. Un’ottima sentieristica permette di scoprire il Parco con lentezza.



LA CERTOSA E I CERTOSINI

Nel 1173 i monaci certosini fondano il primo nucleo della Certosa: è l’inizio di un’epoca. I religiosi dimostrano infatti di essere non solo votati alla fede, ma anche capaci di un’efficace gestione economica della proprietà. Nel corso dei secoli, la Certosa diventa il cuore di un fiorente sistema economico fondato sul legname, sull’allevamento e sui prodotti agricoli esteso della grange dell’alta Valle Pesio, come San Michele, alle cascine della pianura.


La Battaglia di Pasqua del 1944:

Dall’alba del 9 aprile 1944, i 170 uomini della Valle Pesio, al comando del capitano Cova, affrontarono un prolungato scontro a fuoco sulla strada tra la Certosa di Pesio e Pian delle Gorre. Approfittando della valanga del Bruseis, che impediva il passaggio dei mezzi corazzati, i partigiani resistettero fino a sera, quando i tedeschi raggiunsero Pian delle Gorre distrussero il casotto sede del comando partigiano. I partigiani che lamentarono 12 caduti e 1 prigioniero, furono costretti ad abbandonare temporaneamente la valle diretti a Carnino.


 

                                                                                                                         


 


 

 

 

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