C’è un angolo di mondo, la savana, che tutti noi dovremmo vedere almeno una volta nella vita. Una sola volta, per respirarne i colori e l’aria, per farsi sorprendere dall’incredibile bellezza della Natura e ritrovarsi piccoli davanti al disegno divino ben più grande di noi.
Ogni giorno in Africa la savana si sveglia e il suo primo respiro sa di paradiso non ancora perduto.
E’ ancora buio quando lasciamo il letto avvolto nella zanzariera; le cerniere delle tende che corrono veloci sui binari sono gli unici rumori che riempiono l’aria; c’è una strana pace tutto intorno e le voci degli animali che hanno accompagnato la nostra notte sono mute.
L’aria è immobile, fresca, piena di odori sconosciuti; gli alberi sono fissi su se stessi, il laghetto, che la durante la notte è stato teatro di passaggi di elefanti, tace. Nessun rumore ci accoglie; la savana sembra attendere pazientemente la luce del nuovo giorno e la strada polverosa racconta, con le sue tracce appena segnate, un piccolo mondo primitivo passato di qui, poco distante dai nostri letti.
Le fiaccole sempre più deboli segnano il passo verso il pulmino “decappottato” che ci sta aspettando appena fuori dal campo; la voce incessante delle guide alla radio trasmittente accompagna il nostro risveglio mentre l’orizzonte si riempie di luce e lentamente la savana scopre il volto migliore, quello di un giorno che sta per nascere. La strada, color della cannella, piega e si contorce, sfiora cespugli e alberi d’alto fusto dal verde intenso; gli arbusti, plasmati dagli elefanti che contro le cortecce trovano sollievo alla loro pelle spessa e ruvida, hanno le tonalità dell’acciaio e dell’argento e sembrano giocare col cielo, disegnando parabole così fantasiose immaginabili solo da Madre Natura.
Fermiamo il motore; il silenzio è ora intervallato dal canto di uccelli non troppo lontani, sibili, fischi, respiri appena percettibili che si insinuano tra le ultime ombre della notte. E’ giorno.
La luce apre il sipario di un Eden che pare incontaminato; l’aria è così pura che sembra di poterla bere e gli occhi, non ancora abituati alla luce, si riempiono di meraviglia. L’alba della savana è un risveglio dei 5 sensi insieme: è dolce, quieta, armoniosa, la senti vibrare, ti contagia, ti confonde con il tutto. E quando i primi raggi di sole scaldano il viso e illuminano la via di un arancione così bello che l’uomo non è mai riuscito ad eguagliare, ecco che proprio da quella terra, quasi per magia, spuntano i piccoli leoncini.
Erano già lì, a pochi passi dal nostro pulmino ma invisibili con la morbida pelliccia biancastra, nocciola e oro identica a della savana che è la loro casa. Giocano, si azzuffano, rotolano, zampettano, digrignano i denti, saltano, si nascondono; si fermano e ti guardano per un istante. E poi iniziano di nuovo con la loro giostra di giochi; poco distante, ecco la leonessa che con piglio regale osserva distratta il perenne movimento dei suoi cuccioli. Si alza, s’inarca, allunga il suo corpo snello e dorato, dà un accenno col muso robusto e con incredibile eleganza, muove verso il lato opposto della strada. I cuccioli interrompono il loro gioco, le si parano davanti, si aggrappano, tirano la coda, rotolano tra le sue zampe alzando minuscole nuvole di polvere.
Nella savana, un nuovo giorno ha avuto inizio.
Vorremmo restare qui ma c’è una strada color del fuoco che ci sta aspettando; le giraffe con le loro geometrie perfette incroceranno il nostro cammino, l’erba alta nasconderà le criniere dei leoni e gli alberi carichi di avvoltoi staranno a guardare; gli elefanti scuoteranno le loro orecchie pesanti, le distese aride lasceranno il posto a fiumi immobili, una pioggerella benefica colerà sui vetri e sulle leggende che ascolteremo sui Masai. E poi arriverà la notte, col suo cielo stellato, il più bello del mondo.
Il cammino prosegue; arrivederci al prossimo post dunque.
Ogni giorno in Africa la savana si sveglia e il suo primo respiro sa di paradiso non ancora perduto.
E’ ancora buio quando lasciamo il letto avvolto nella zanzariera; le cerniere delle tende che corrono veloci sui binari sono gli unici rumori che riempiono l’aria; c’è una strana pace tutto intorno e le voci degli animali che hanno accompagnato la nostra notte sono mute.
L’aria è immobile, fresca, piena di odori sconosciuti; gli alberi sono fissi su se stessi, il laghetto, che la durante la notte è stato teatro di passaggi di elefanti, tace. Nessun rumore ci accoglie; la savana sembra attendere pazientemente la luce del nuovo giorno e la strada polverosa racconta, con le sue tracce appena segnate, un piccolo mondo primitivo passato di qui, poco distante dai nostri letti.
Le fiaccole sempre più deboli segnano il passo verso il pulmino “decappottato” che ci sta aspettando appena fuori dal campo; la voce incessante delle guide alla radio trasmittente accompagna il nostro risveglio mentre l’orizzonte si riempie di luce e lentamente la savana scopre il volto migliore, quello di un giorno che sta per nascere. La strada, color della cannella, piega e si contorce, sfiora cespugli e alberi d’alto fusto dal verde intenso; gli arbusti, plasmati dagli elefanti che contro le cortecce trovano sollievo alla loro pelle spessa e ruvida, hanno le tonalità dell’acciaio e dell’argento e sembrano giocare col cielo, disegnando parabole così fantasiose immaginabili solo da Madre Natura.
Fermiamo il motore; il silenzio è ora intervallato dal canto di uccelli non troppo lontani, sibili, fischi, respiri appena percettibili che si insinuano tra le ultime ombre della notte. E’ giorno.
La luce apre il sipario di un Eden che pare incontaminato; l’aria è così pura che sembra di poterla bere e gli occhi, non ancora abituati alla luce, si riempiono di meraviglia. L’alba della savana è un risveglio dei 5 sensi insieme: è dolce, quieta, armoniosa, la senti vibrare, ti contagia, ti confonde con il tutto. E quando i primi raggi di sole scaldano il viso e illuminano la via di un arancione così bello che l’uomo non è mai riuscito ad eguagliare, ecco che proprio da quella terra, quasi per magia, spuntano i piccoli leoncini.
Erano già lì, a pochi passi dal nostro pulmino ma invisibili con la morbida pelliccia biancastra, nocciola e oro identica a della savana che è la loro casa. Giocano, si azzuffano, rotolano, zampettano, digrignano i denti, saltano, si nascondono; si fermano e ti guardano per un istante. E poi iniziano di nuovo con la loro giostra di giochi; poco distante, ecco la leonessa che con piglio regale osserva distratta il perenne movimento dei suoi cuccioli. Si alza, s’inarca, allunga il suo corpo snello e dorato, dà un accenno col muso robusto e con incredibile eleganza, muove verso il lato opposto della strada. I cuccioli interrompono il loro gioco, le si parano davanti, si aggrappano, tirano la coda, rotolano tra le sue zampe alzando minuscole nuvole di polvere.
Nella savana, un nuovo giorno ha avuto inizio.
Vorremmo restare qui ma c’è una strada color del fuoco che ci sta aspettando; le giraffe con le loro geometrie perfette incroceranno il nostro cammino, l’erba alta nasconderà le criniere dei leoni e gli alberi carichi di avvoltoi staranno a guardare; gli elefanti scuoteranno le loro orecchie pesanti, le distese aride lasceranno il posto a fiumi immobili, una pioggerella benefica colerà sui vetri e sulle leggende che ascolteremo sui Masai. E poi arriverà la notte, col suo cielo stellato, il più bello del mondo.
Il cammino prosegue; arrivederci al prossimo post dunque.